Norma Miller, aveva ballato il Lindy Hop sui marciapiedi di Harlem e, da teenager, stupì le folle dei tour internazionali durante gli anni ‘30 e i primi anni ‘40 - la Jazz Age per eccellenza - eseguendo kicks, salti e piroette.
Ms. Miller, conosciuta come ‘The Queen of Swing’, è stata la recluta più precoce e l’ultima superstite dei Lindy Hoppers delle origini, costituiti dalla troupe di Herbert White che prese vita al Savoy Ballroom di Harlem e rese popolare il Lindy Hop a Broadway, nel cinema di Hollywood e nei tour in Europa e America Latina. Il Lindy Hop è stato uno dei fenomeni culturali sorti dopo la traversata dell’Oceano Atlantico in aereo da parte Charles A. Lindbergh’ - in inglese Lindbergh’s Hop, da cui il nome del ballo - nel 1927.
Al cinema, ha ballato e cantato in memorabili numeri eseguiti da cast di afro-americani, come la pellicola dei fratelli Marx ‘A Day at the Races’ (1937 - https://youtu.be/WwKFALb6Vw8 ) e nel folle ‘Hellzapoppin'’ (1941 - https://youtu.be/qkthxBsIeGQ ). Ha poi lavorato con successo come coreografa, cabarettista, attrice ed autrice televisiva, ed è stata proclamata ‘conservator’ del Lindy Hop dall’agenzia federale National Endowment for the Arts nel 2003.
Con le sue compagnie formate da afro-americani, la ‘Norma Miller Dancers’ e la ‘Norma Miller and Her Jazzmen’, si è unita alle prime lotte per scardinare la segregazione razziale nei nightclubs e casinò di Miami Beach e Las Vegas, dove gli artisti neri - anche celebrità del calibro di Nat King Cole a Sammy Davis Jr. - attiravano il pubblico a fiotti riempiendo le serate, ma poi dovevano lasciare il locale passando per la cucina e sedevano in posti separati dai bianchi.
Norma ha trascorso un’infanzia all’insegna della povertà, orfana di padre da prima che nascesse, ed ha vissuto ad Harlem con madre e sorella, in un appartamento striminzito e rumoroso che affacciava direttamente sul Savoy, la sala da ballo che l’avrebbe proiettata verso la fama. Al suo orizzonte, si stagliavano amicizie professionali con personaggi come Duke Ellington, Count Basie, Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Artie Shaw e altre leggende della musica.
Norma fu notata nella domenica di Pasqua del 1932 dal grande ballerino swing Twist George Ganaway mentre accennava movimenti sul marciapiede fuori dal Savoy, una fucina del ritmo lunga un isolato su Lenox Avenue, tra la 140esima e la 141esima strada dell’Upper Westside. Aveva solo 12 anni, troppo giovane anche solo per entrare nell’elegante, scintillante emporio dello swing che Langston Hughes aveva definito ‘il battito del cuore di Harlem’. “Ero una ragazzina precoce” ha detto Ms. Miller nel documentario sulla sua vita uscito nel 2006 ‘Queen of Swing’. Mr. Ganaway notò la sua performance sul marciapiede e le diede una Coca Cola. Da dentro il Savoy, il suono trascinante di una swing band si faceva strada fino al marciapiede, e proprio lì Mr. Ganaway e Norma ballarono. “Mi ha lanciato via”, ricorda Norma. “Neanche sono sicura di aver mai toccato terra. Mi faceva semplicemente volare da una parte all’altra”. Norma, agile ed atletica, già conosceva alcuni passi di Lindy Hop: lo swing-out, lo hip-to-hip, il side-flip, lo sugar-push. Mr. Ganaway ne rimase impressionato. La portò al Savoy, ignorando la sua età anagrafica, e subito la coppia attirò l’attenzione dei frequentatori abituali con scivolate sotto alle gambe, salti sopra la testa e altre figure acrobatiche. In seguito, vinsero un contest al Savoy.
La ragazza continuava a migliorare. Dopo averla vista vincere l’Harvest Moon Ball ( https://youtu.be/Y41MScHaPH4 ) del 1934 - una celebre gara di ballo che si teneva presso l’Apollo Theater - Herbert White la invitò ad unirsi alla sua troupe, i Lindy Hoppers. Negli anni successivi, ebbe luogo quella che si può considerare la sua educazione professionale di ballerina: il mondo più ampio del lavoro duro e l’eccitazione della routine dei viaggi in posti lontani, i palchi di Broadway o i tour di sette mesi tra Parigi, Londra ed altre capitali europee, e poi le performance attraverso l’America con Ethel Waters, e la prime avventure di giovane donna ad Hollywood.
Non ancora diciottenne, incontrò i fratelli Marx, Allan Jones e Maureen O’Sullivan sul set della Metro-Goldwyn-Mayer e debuttò al cinema nella pellicola ‘A Day at the Races’. Ha poi ballato e cantato con i Lindy Hoppers nel celebre numero di ballerini afro-americani ‘All God’s Chillun Got Rhythm’, che coinvolgeva anche la cantante Ivie Anderson e la Duke Ellington’s Orchestra. La sequenza di Lindy Hop valse una nomination all’Academy Award per il coreografo Dave Gould.
Ms. Miller e i Lindy Hoppers comparvero nello show di Broadway ‘Hellzapoppin'’ nel 1938 e, nel 1941, nella versione hollywoodiana. In entrambe lavorarono anche Ole Olsen, Chic Johnson e Martha Raye. Si trattava di una satira tagliente dello show business in un clima di caos farsesco, con demoni cornuti, scalinate che crollano e scivoli che conducono dritti all’inferno. In una sequenza unanimamente considerata il miglior esempio di lindy Hop mai apparsa nel cinema, quattro coppie in uniforme da lavoro si lanciano a ballare, una dopo l’altra, gettandosi in frenetiche evoluzioni acrobatiche ad un tempo forsennato. Norma e il suo ballerino, Billy Ricker, danzano con il cappello da cuochi come bambole di pezza viventi, eseguendo flip dietro la schiena da brivido, salti, scivolate, kicks, spaccate e sollevamenti che sembrano sfidare la gravità e i limiti della velocità umana. Dopo aver filmato la sequenza, i Lindy Hoppers volarono in Brasile e si esibirono a Rio de Janeiro mentre il bombardamento di Pearl Harbor precipitò gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Nell’impossibilità di reperire mezzi per tornare a casa, i ballerini della troupe fecero un tour di sei mesi in Sud America, prima di poter rimpatriare esausti, quasi distrutti.
Con la guerra in corso, il Lindy Hop iniziò a scomparire gradualmente, man mano che anche i gusti musicali iniziavano a modificarsi. Nel 1942 Ms. Miller fece il suo ultimo tour con i Lindy Hoppers, calcando i palchi di New York, Baltimora e Washington. Quando il suo partner di ballo fu chiamato alle armi, lasciò il gruppo, che si sciolse poco dopo. Sebbene la sua carriera sia continuata per decenni, non toccò più le vette dei primi anni.
Il Savoy Ballroom, che aveva aperto i battenti nel 1926 ed aveva riunito bianchi e neri durante l’epoca della segregazione razziale, fu demolito per lasciare spazio ad un progetto di edilizia residenziale. Ogni serata in migliaia si stipavano sul suo pavimento in legno mentre la musica di Duke Ellington, Count Basie e Chick Webb ispirava Norma Miller e gli altri ballerini.
‘Le ragazze nere non avevano molte opportunità’, ha detto Norma ad una stazione radio della Florida nel 2015, decenni dopo il suo culmine. ‘Potevi fare la lavandaia. O la parrucchiera. O l’insegnante. Ora, io non ero adatta per nessuna di queste mansioni. Sapevo ballare, lo sapevo fare naturalmente’.
Norma Miller è nata ad Harlem il 2 dicembre 1919, secondogenita di Norman e Alma Miller, migranti delle Barbados. Suo padre, che lavorava in un cantiere navale, morì per insufficienza polmonare un mese prima che lei nascesse, e sua madre si mise a lavorare come domestica per poter crescere lei e sua sorella Dot.
Norma era affascinata dalla danza e sua madre, nonostante dovesse lottare per pagare l’affitto, la iscrisse ad un corso di danza che si teneva ogni sabato. Ballava anche ai rent parties che sua madre organizzava a casa loro, in cambio delle mancette degli amici. Nei ruggenti anni ‘20 la musica era ovunque ad Harlem ma, dopo il ‘29, quando i Millers si trasferirono in un appartamento dentro una palazzina sulla 140° strada, la musica proveniente dal Savoy iniziò ad invadere la loro abitazione ogni notte, passando per la finestra sul retro della casa. Guardando fuori, attraverso le finestre posteriori della sala da ballo, Norma scorgeva le sagome dei ballerini più navigati muoversi come ombre dietro le tende, e ballare Charleston e Lindy Hop.
Lei e i suoi amici praticavano questi balli nella palestra di scuola, o dopo la messa, sul marciapiede fuori dal Savoy, quello dove Mr. Ganaway la ‘scoprì’. Dal momento che il suo talento cresceva, si iscrisse alla Manhattan School of the Arts, nell’Upper West Side.
Dopo la sua fulminante carriera nel mondo del Lindy Hop, Norma Miller si reinventò come comica e attrice televisiva e fondò sue proprie troupe di ballo, fu protagonista di documentari sulla sua vita e scrisse anche un libro sulla storia dello swing durante il secolo. Continuò a vivere sulla propria pelle e ad affrontare la segregazione razziale.
Ms. Miller, che non si sposò mai e non ebbe mai eredi diretti, ebbe una lunga relazione con il suo partner in ‘Hellzapoppin'’ Roy Glenn, morto nel 1971.
Ha viaggiato per tutto il mondo fino alla fine dei suoi giorni - compresa l’Italia - dove ha partecipato come ospite d'onore a diversi festival di danza swing, facendo spesso preziosi talk storici sulle origini e lo sviluppo del ballo e della musica jazz, a cui lei ha contribuito a dare forma e che, anche in tarda età, non ha mai smesso di amare, trasmettendo la passione, la dedizione e anche la serietà e lo spirito, a tratti battagliero, che la contraddistingueva alle giovani generazioni di ballerini.
È stata invitata al camp culto della comunità swing che si tiene ogni estate in Svezia, l'Herräng Dance Camp, nel 2018, all'età di 98 anni. È morta il 5 maggio 2019, a 99 anni, nella sua casa in Florida, a Fort Myers. Lo ha annunciato John Biffar, il suo manager e badante di lungo corso.
“The Savoy was our community and the dance floor was the place we found freedom.” Norma Miller
Traduzione di estratti dell’articolo di Robert D. McFadden “Norma Miller, Lindy-Hopping ‘Queen of Swing,’ Is Dead at 99”, comparso sul New York Times il 6 maggio 2019, a cura di Valentina Gettatelli.
Estratti dal documentario 'The Queen of Swing' di John Biffar (2006): https://youtu.be/AYrQgQhez8I
La routine 'Trickeration' coreografata da Norma: https://www.youtube.com/results...